1921 MILLENOVECENTOVENTUNO

melologo per attore, voci e strumenti

da un’idea e a cura di Elina Pellegrini
interpretazione e regia Alessandro Benvenuti
drammaturgia Gabriele Benucci
musiche originali Marco Lenzi

“Il Congresso nei luoghi del Congresso”: è così che potremmo definire il progetto di ripercorrere in scena gli eventi appassionati e appassionanti che, per sette giorni, ebbero come sfondo il Teatro Goldoni di Livorno, portando alla scissione del Psi e alla nascita del Partito Comunista d’Italia. I discorsi, gli appelli, gli ammonimenti, le invettive di questo XVII Congresso del Partito Socialista, rappresentano già da sole un valido materiale drammaturgico. Mettere in scena questo materiale all’interno di un teatro, che è proprio quello dove cento anni fa quelle stesse parole, quelle stesse passioni presero vita, ha rappresentato una sfida che è andata al di là di un semplice approccio meta-teatrale, producendo nelle nostre intenzioni un gioco di specchi dentro cui tutti noi siamo chiamati a rifletterci.
Il principale riferimento drammaturgico è stato il resoconto stenografico del Congresso rieditato, per gentile concessione de L’Avanti!, nel volume di Pierluigi Regoli 1921. Resoconto di una scissione. A partire da questo materiale grezzo si è proceduto alla scelta di sei “voci” di altrettanti delegati tra tutte quelle che si alternarono sul palco del Goldoni nella settimana dal 15 al 21 gennaio 1921. Ad esse è stato demandato il compito di rappresentare le differenti istanze dei Comunisti Puri, degli Unitari e della Frazione di concentrazione Socialista. Sei discorsi, dunque, che tornano a risuonare con tutta la loro deflagrante forza etica e ideale grazie alla voce solista di Alessandro Benvenuti. Alla sua dirompente capacità interpretativa è affidato il compito di dare corpo drammatico ed espressivo ai differenti personaggi.
A fare da tessuto drammaturgico connettivo, altri voci d’attore: un trittico di entità recitanti atemporali ma che del Tempo sono rappresentazione, cui è affidato il compito di introdurre, commentare e illuminare, come un coro greco, i discorsi dei sei delegati. Attorno e dentro a questa drammaturgia le musiche originali e il coro cantante conferiscono all’universo della rappresentazione una profondità inaspettata.
Orchestrate per coro misto, doppio quartetto di fiati, percussioni e “rock band”, le musiche attraversano vari stili e linguaggi, dal minimalismo alla ambient music, dalla musica lounge a quella militare, dalle colonne sonore cinematografiche e televisive alla musica da camera neoclassica e al cabaret, fondendo tonalità, modalità e politonalità. Suddivise in numeri chiusi e indipendenti che di volta in volta si sovrappongono o si alternano alla parola recitata, la introducono, commentano o sospendono. In questo modo esprimono i vari aspetti messi in gioco nel congresso: le dispute e i conflitti tra le fazioni, la passione politica dei relatori, i contenuti simbolici dei loro discorsi, la tensione ideale che li anima.
La scrittura drammaturgica ha necessitato non solo di selezionare i sei discorsi che, a nostro parere, sono i più adeguati a rappresentare le diverse posizioni, ma anche di distillare all’interno di ciascuno di essi i passaggi più coinvolgenti e capaci di connettersi, in un gioco di rimandi, con i precedenti o con i successivi. Da un punto di vista linguistico, infine, sono stati apportati solo gli interventi strettamente necessari a favorire la fruizione del discorso attualizzando, ad esempio, verbi ed espressioni desueti o riducendo con la punteggiatura periodi troppo lunghi perché fatti evidentemente all’impronta e così arrivati fino a noi nella trascrizione stenografica.