di Gabriele Benucci
Regia
Pietro Cennamo
Con
Alessandra Carlesi
Tiziana Foresti
Alessia Cespuglio
Andrea Gambuzza
Gabriele Mancini
Note di scrittura
Scrivere un testo teatrale su un tema a sfondo religioso forte e caratterizzato come quello degli Ex Voto ha significato, prima di tutto, pensare ad un percorso narrativo che potesse procedere tenendosi discosto sia da un’impostazione ed un tono edificante, sia dal pericolo di cadere nel patetismo che contraddistingue, quasi per intera, l’iconografia votiva. Al tempo stesso, però, non abbiamo voluto ignorare la grande forza espressiva di cui l’arte ingenua e popolare dei pittori di devozione era capace. La prima valutazione stilistica cui abbiamo proceduto è stata, dunque, quella di utilizzare un linguaggio che potesse restituire a livello verbale la freschezza naif dei loro quadri, favorire uno straniamento interpretativo tale da evitare deviazioni verso il patetico e, in ultimo, allontanare nel tempo le vicende raccontate.
La scelta è così caduta sull’adozione di un linguaggio in rima intervallato ad un altro solo cadenzato ritmicamente mantenendo, così, una uniformità di stile complessiva.
Fatta questa prima scelta, abbiamo inoltre deciso di sostenere la freschezza narrativa ed il percorso verso lo straniamento attraverso l’inserimento di canzoni che ritmano e sottolineano il procedere della vicenda. Queste trovano collocazione all’interno di snodi strategici della piece gettando, esse stesse, una luce esplicativa sul senso profondo del testo drammaturgico. I cantanti diventano, infatti, portatori di significati ed informazioni esprimibili solo all’interno di limiti metateatrali ben definiti: quelli, appunto, del coro. Ed è così che quest’ultimo assume la stessa funzione “epifanica” di cui era investito nel teatro greco.
Gabriele Benucci
Note di regia
La peculiarità dell’argomento, le condizioni delle rappresentazioni, la stessa scrittura, ci hanno fatto pensare immediatamente ad un teatro che sia in grado di riflettere su se stesso al di là di schemi ed archetipi che lo vorrebbero, seppure fuori dalle architetture teatrali, riferirsi ad esse in tutto e per tutto. A partire dalla scelta di trasformare il luogo scenico e, quindi, di collocare i vari momenti della drammaturgia nello spazio di un teatro che mostra tutto di sé svelando tutti i suoi trucchi scenici, fino ad immaginare la recitazione degli attori come qualcosa che debba svilupparsi di concerto e, dunque, automaticamente.
In nome di quelle catalogazioni che spesso servono a comprendere più velocemente i pensieri, potremmo definire ciò che abbiamo immaginato come una sorta di “teatro straniato”, con tutto ciò che questo significa ed al contempo non significa. Vorremmo un modo di recitare che possa permettere agli stessi attori di specchiarsi nel personaggio così da potersi continuamente rapportarsi con quella cultura popolare da cui gli ex voto nascono.
Proprio in riferimento agli attori, vorremmo aggiungere che la scelta è caduta, non per caso, su elementi decisamente giovani, sia perché la drammaturgia lo rendeva possibile e sia perché volevamo, appunto, trovare quell’elemento di sorpresa e di “straniamento” che, evidentemente le nuove generazioni hanno nei confronti del concetto di Ex Voto. Le musiche, originali e costruite sulla base del narrare cantando, rafforzano quanto prima detto e servono come elemento di raccordo dettando il ritmo interiore di tutto lo spettacolo.
Pietro Cennamo
La Storia
Un gruppo di “miracolati” si reca da Gaudenzio da Montenero, “pittore di devozione” tra i più quotati, per chiedere l’onore di veder raffigurati dal suo insigne pennello gli eventi straordinari che portarono alla loro salvazione. La comitiva è guidata da Meneguzzo da Manipolo, commediante, alla cui “regia” è affidata la messinscena dei miracoli sottoposti allo sguardo giudicante di Gaudenzio.
Le rappresentazioni hanno luogo. Poi tutti restano in trepida attesa, finché il giudizio di Gaudenzio non si rivela: si, egli dipingerà gli Ex Voto! Lo farà con l’aiuto di Anna, una del gruppo che, di nascosto dagli altri, gli ha confessato la sua aspirazione a diventare “pittrice di devozione” come lui. Quando Gaudenzio presenta le tele, svela anche agli altri il sogno della donna. Gli uomini insorgono: una “figlia d’Eva” non potrà mai essere all’altezza di un tale impegno! Eppure gli Ex Voto che tutti hanno ammirato ed elogiato non sono opera di Gaudenzio, ma della stessa Anna: d’accordo col pittore, la donna li ha realizzati nottetempo all’insaputa dei compagni. Ora nessuno può più aver dubbi sulle sue capacità… E se ancora ce ne fossero, un’ultima sorpresa li cancellerà per sempre…